Luciano De Crescenzo , scrittore, regista, attore e conduttore televisivo, è morto all'età di 90 anni: era nato a Napoli il 18 agosto 1928.
Nel 2003 De Crescenzo era stato intervistato per "Il filo della vita", il libro di Enrico Bassignana con prefazione di Bruno Gambarotta che Giubileo ha realizzato per le famiglie che subiscono un lutto. Ecco il testo integrale.
Chi è, Luciano De Crescenzo? Un ingegnere? Uno scrittore? Un regista, un attore, uno sceneggiatore? Un filosofo?
Certo è tutto questo, e altro ancora. Di sicuro è una persona abituata a ragionare sul senso dell'esistenza. E a parlarne con una serietà ravvivata d'ironia: come chi sa che la vita è una cosa seria, ma da non prendere esageratamente sul serio.
Ingegnere... ma la posso chiamare ingegnere?
E come no! Sono sempre ingegnere. Ma la sa la differenza tra un ingegnere e un architetto?
Me la dica.
Tra due soluzioni, l'architetto sceglie la più bella, l'ingegnere la meno brutta: potrà sembrare la stessa cosa, ma non è così. L'architetto si lascia trasportare dall'emozione. L'ingegnere invece prende tempo. Paragona e poi decide: sente però il bisogno di un confronto.
Che ne pensa dell'Aldilà?
Ho paura che non ci sia nulla. Ma se ci fosse qualcosa, non avrebbe senso se non fosse accompagnato dalla memoria di ciò che siamo stati. E' per questo motivo, per inciso, che non sono attratto dall'ipotesi della reincarnazione. Io posso anche essere stato Giulio Cesare, in una vita precedente. Ma se non me lo posso ricordare che senso ha?
Eppure, come napoletano, l'Aldilà dovrebbe essere una certezza per lei. Addirittura la Smorfia: 85, "l'aneme 'o Priatorio"...
Non credendo all'esistenza dell'anima, non posso nemmeno credere nel Purgatorio. Eppure ammetto che a Napoli c'è un bel business, con le anime del Purgatorio: noi le preghiamo per abbreviare la loro pena, e loro ci ripagano con i numeri buoni del Lotto.
Lei ha mai avuto "soffiate" di questo tipo?
Anche se le avessi avute non li avrei giocati, sia perché non credo sia perché un ingegnere non gioca al Lotto. Ma li vuole cinque numeri sicuri?
Come no!
Scriva: 1, 2, 3, 4, 5. Hanno le identiche probabilità di uscire di tutti gli altri 85.
Pensa mai alla morte?
Mediamente ci penso quattro volte al giorno, due al mattino e due al pomeriggio. Anche perché a me piacerebbe morire mentre sto bene, non mentre sono attanagliato da una malattia inguaribile e dolorosa. Mi piacerebbe poter stabilire una data, poniamo 87 anni, e poi morire. Salvo decidere, arrivato a 87 anni, "Vabbè, facciamo 88!".
E' così forte la paura del dolore?
La paura del dolore è quella di diventare un peso morto, senza più il controllo di me stesso. Di recente sono stato intervistato da un giornalista tedesco, che mi ha domandato quale sia stata secondo me l'invenzione più importante del Novecento...
Che cosa ha risposto? La televisione, il computer...
Non è niente di tutto questo. Ho risposto che l'invenzione più grande è stata quella degli analgesici.
Avrà degli amici credenti: non cercano di attirarla verso la fede?
Ho avuto una bella conversazione con un amico monsignore, che dicono molto vicino al papa. A lui ho detto le tre cose che penso della fede.
Quali sono?
Innanzi tutto invidio chi ha la fede: aiuta a vivere meglio l'ultima parte della vita. Poi considero presuntuoso sia chi crede in Dio sia chi non ci crede. Non si può affermare "esiste", oppure "non esiste" di una entità che non si può dimostrare. Infine pratico il dubbio positivo, avendo sostituito al verbo "credere" il verbo "sperare".
E dunque?
Dunque spero che Dio ci sia, spero nell'Aldilà: me scoccia sparì! Anche se, in questo preciso momento, in percentuale sono più convinto che l'Aldilà non esista.
La conclusione dell'incontro quale è stata?
Che ho detto al mio amico monsignore che mi ritenevo più vicino a Dio di quanto non fosse lui. Perché la sua era una risposta che si era data una volta per tutte, la mia una domanda che mi torna tutti i giorni, più volte al giorno.
Ma lei che tipo di Dio si immagina?
Una cosa è certa: se Dio c'è è uno, anche se gli uomini litigano per il nome da dargli. In questo momento gli israeliani e i palestinesi stanno ammazzandosi a vicenda perché gli uni vogliono chiamarlo Jahvè e gli altri Allah. Poi magari succede che un giorno muoiono e si trovano davanti Manitù, con un'acconciatura di penne d'aquila sulla testa.
Tornando all'Aldilà: come pensa che potrebbe essere fatto?
La cosa che davvero è da capire è che cosa sia il tempo. La nostra vita si sviluppa tra due estremi: dove stavo prima, dove andrò dopo. Dubito che l'Aldilà avrà solo quattro dimensioni, tre spaziali e una di tempo: forse ne avrà di più. Non credo nemmeno che si tratti di trascorrere l'eternità seduto su una nuvola accanto a Santa Maria Goretti. Ed è per questo motivo, per sapere, che la morte non solo mi spaventa, ma mi incuriosisce.
Che parole di conforto dire a chi ha subito un lutto?
Credo che il dolore sia una sostanza che si divide tra chi resta e chi se ne va. Più chi muore ha sofferto e meno soffrirà chi rimane. Pensiamo a un uomo immobilizzato da dieci anni in un letto, tra dolori atroci: quando morirà, sua moglie dirà "Meno male, ha finito di soffrire", e il suo dolore sarà molto più leggero. Nel caso invece in cui un marito muoia all'improvviso, senza soffrire, tutto il peso del dolore graverà sulla moglie.
Abbiamo detto della morte: e della vita, che cosa le piace di più?
Indubbiamente lavorare. Per questo motivo ritengo essenziale cercarsi un lavoro che duri tanto. Mi spiego: una Velina lavora fino a 22 anni e poi scompare. Un giocatore di calcio, se non diventa allenatore, fino a 35. Uno scrittore, invece? Prezzolini ha scritto fino a 100 anni. Credo sia più divertente lavorare che divertirsi.
Ha già pensato a che cosa vorrebbe che fosse scritto sulla sua lapide?
Certo: "Ve l'avevo detto, che mi sentivo poco bene!".