In futuro non ci sarà più bisogno di medium o di sedute spiritiche per "parlare" con i defunti . Un progetto cui sta lavorando l'Università Ryerson di Toronto prevede di ricreare grazie all' intelligenza artificiale la personalità di una persona defunta. In questo modo si potrà "dialogare" con lei ricevendo risposte coerenti con la personalità e le convinzioni che contraddistinguevano la persona quando era viva .
E' una sorta di progetto di eternità aumentata, cui sta lavorando una equipe diretta dal professor Hossein Rahnama . In collaborazione col Media Lab del Mit , il Michigan institute of technology.
«L'obiettivo è di ridurre la distanza tra vita e morte rendendo eterna l'identità di una persona», spiega Rahnama. In una intervista al "Guardian", lo scienziato ha affermato che potrebbero occorrere tra i 15 e i 25 anni per raggiungere l'obiettivo. Ma il suo progetto in che cosa consiste?
L'elemento chiave è il bot , cioè un programma in grado di simulare una intelligenza umana. Ma in che modo fornire loro una specifica identità ? Occorrerà raccogliere quanto più materiale prodotto dal defunto: scritti di ogni genere (comprese le email e i post sui social forum), fotografie, dichiarazioni e via dicendo. Questo insieme di fonti fornirà al bot il "modo di pensare" e, di conseguenza, gli consentirà di dare risposte coerenti.
La tecnologia allo studio ha prospettive immense. Per esempio consentirà di "parlare" con i grandi personaggi del passato: chiacchierare con Napoleone, chiedere un parere a Einstein o a Leonardo da Vinci, comporre una poesia con Leopardi.
Dal mondo dell'informatica arriva anche un altro progetto. La compagnia sudcoreana Elrois ha messo a punto l'app Whit me , che permette di trasformare le persone care in avatar , grazie alla tecnologia 3D e all'intelligenza artificiale.
Con l'avatar, cioè con l'immagine informatiche che ha le fattezze della persona prescelta, si può chiacchierare, giocare e addirittura farsi un selfie . L'avatar è progettato per avere la stessa espressione facciale della persona con cui interagisce: allego se questa è allegra, triste a fronte della tristezza e così via.
«Abbiamo pensato la nostra applicazione per chi ha perso un amico o un familiare e sta avendo difficoltà nel superare il lutto, ma può essere utile anche alle persone che soffrono di depressione o di ansia, per gli anziani o i disabili – spiegano i progettisti – Pensiamo che gli avatar possano essere la nuova strada per risanare le ferite del cuore e per l'assistenza sanitaria».