Il ferroviere e il milite fascista, il garibaldino e il benefattore: dormono insieme sulla collina, per usare l'espressione coniata da Edgar Lee Masters.
Ma la collina guarda al bel golfo di Levanto , alla soglia delle Cinque Terre : è quella su cui si trova il cimitero della suggestiva località marittima.
Un cimitero "povero", per certi versi: non si trovano qui i monumenti che hanno trasformato in musei a cielo aperto i cimiteri storici di altre località, e la vicina Genova con Staglieno è l'esempio che primo viene alla mente.
La tomba più ricca è infatti quella della famiglia Vannoni-Zoppi, un tempietto neoclassico con la tipica alternanza di fasce orizzontali chiare e scure.
Ma il cimitero di Levanto merita la visita soprattutto per le sue lapidi . Quelle più antiche, infatti, non solo riportano i dati salienti, col nome, la foto, le date di nascita e morte del defunto. In qualche caso specificano come avvenne la morte, oppure quali furono i meriti di chi è scomparso.
Ecco allora la chiave di lettura per visitare il cimitero di Levanto, che si specchia nelle acque del golfo: conoscere, attraverso le lapidi, i suoi ospiti più particolari.
Iniziare da Santiago Schiaffino è quasi un obbligo. Sia perché la sua sepoltura è a ridosso dell'ingresso principale, sia perché le lapidi sono due e nulla concedono ai canoni del "politicamente corretto". La più antica rappresenta una figura maschile inginocchiata, che regge un fascio littorio con la sinistra e ha la destra tesa nel saluto romano. Saluta Santiago Schiaffino, "squadrista e fascista della prima ora, capo squadra della Mvsn" (la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, cioè le "camicie nere"). Nella seconda lapide, su cui campeggia il fascio littorio, Schiaffino è descritto come "Patriotta, milite prima dell'ideale fascista, soldato fedele e silenzioso nei ranghi poi: la morte lo colse col grido d'Italia sulle labbra".
Con imponenti baffi bianchi e il petto ricoperto da medaglie è ritratto in uniforme anche Angelo Ameli, "Sottotenente garibaldino , veterano delle guerre del 1866-1867".
I militari non mancano, nel cimitero di Levanto. Ma il colonnello Francesco Devoto non è ricordato per le imprese belliche, ma perché "legò la maggior parte del suo avere per la istituzione di una opera benefica".
Non mancano le vittime del lavoro e, in particolare i ferrovieri . Tra essi Davide Barletta, "Uomo di onorati costumi, che vittima del dovere moriva in Genova per infortunio ferroviario avvenuto in Levanto", oppure Ernesto Del Bene, "Ferroviere morto in Busalla per infortunio sul lavoro".
Poi c'è la gente di mare , a partire dal sergente Silvio Currarino: "In guerra a Corfù Grecia la giovane vita sacrificò per l'itala terra".
Tra i marinai spicca anche la lapide di Adelmo Casanova, "maresciallo della Regia Marina a riposo". Spiega che "Quantunque la vita avesse ormai sfrondato l'animo suo di tutte le illusioni, visse fino all'ultimo di un continuo slancio di affetto per i suoi e per tutte le cose nobili e belle: ma quante amarezze e quanto sconforto tormentò il suo cuore che stanco s'è ora fermato!".
Ci sono poi le vittime della Seconda guerra mondiale : militari, partigiani ma anche civili. Tra essi Manrico Cadelago "Patriota, caduto in combattimento contro i tedeschi a Dossano Pontremoli" e Margherita Bianchi "Nel bombardamento violentemente tolse dall'affetto dei fratelli e sorella".
In chiusura, una nota di mesta poesia per ricordare la bambina Dianora Benelli: "A pena a pena la rena del mare fu impressa dall'orma. Nemmeno un fiore fu piegato dal suo passare fugace".