Confutare i catastrofisti che annunciano la fine del mondo è relativamente semplice. E' sufficiente affermare che si sbagliano e poi, a valle del mancato Apocalisse , accettare i meritati complimenti che derivano dall'aver avuto ragione.
E' logico, a pensarci bene. Se, com'è accaduto finora, la fine del mondo non si verifica, a essere sbeffeggiati saranno i profeti di sventura . Nel malaugurato caso in cui invece si verificasse l'immane evento, più nessuno sarà in grado di contestare chi sorrideva a proposito dell'allarme.
A partire dal mille e non più mille la storia è stata piena di allarmi che poi si sono rivelati infondati. Uno di essi risale a 60 anni fa , quando il pediatra milanese Elio Bianca radunò alcuni suoi adepti nei pressi di Courmayeur : infatti, nelle sue previsioni, solo l'alta Valle d'Aosta sarebbe scampata.
Il disastro si sarebbe dovuto verificare il 14 luglio, innescato dall'esplosione atomica di una misteriosa bomba Eta , che avrebbe causato terremoti e maremoti a catena, di potenza così tremenda da lasciare in vita solo 12.000 eletti.
Ma come si era arrivati a stabilire la data del finimondo? Bianca, con l'appellativo di Emman il consolatore era diventato il capo della Comunità Massiccio Bianco . Tra i suoi seguaci c'era anche il sacerdote tibetano Py-a-Dessi, che da anni trascorreva le vacanze estive in un rifugio alpino da loro ribattezzato Pavillon Gehovonise . Un nome che significa tenda di Dio , nella lingua monotematica olosemantica parlata dall' Essere Supremo : una lingua antichissima, di cui s'era persa memoria, ma che sarebbe diventata la nuova lingua del nuovo mondo.
Emman il consolatore sosteneva infatti di parlare con Dio ogni giorno. Ne riceveva dei messaggi che dettava a un registratore, lasciando poi alla madre, "sorella Wamthar", il compito di sbobinarli. Un Dio piuttosto prolisso, a dirla tutta, dal momento che di sue dettature s'erano nel tempo accumulate 13.000 cartelle scritte in stampatello. E non era solo: ogni tanto dall'aldilà si facevano vivi anche Pascoli, Leopardi, D'Annunzio , per dettare proprie opere. Scritti, a dirla tutta, di qualità assai inferiore rispetto a quella espressa dai poeti quando erano in vita. Come pensare, per esempio, che D'Annunzio potesse proporre strofe come «Trenta uomini dinnanzi - nella forte insurrezione - sia colui che la propone - quel che in testa solo avanzi?».
Emman e i suoi seguaci dubbi non ne avevano, comunque. Il primo annuncio della fine del mondo l'avevano dato nel 1958, e nell'imminenza del cataclisma s'erano riuniti al "Pavillon", opportunamente rinforzato.
A dire il vero, il 10 agosto, Emman aveva messo le mani avanti. Aveva spiegato ai giornalisti che forse l'Essere Supremo avrebbe anche potuto limitarsi a un avvertimento , come a far prendere un bello spavento al genere umano per aiutarlo a rimettersi sulla giusta strada. Anche se, in base a quanto si erano detti lui e il Supremo, il 14 luglio avrebbe dovuto essere la volta buona.
Dal momento che state leggendo queste righe sapete già come andò a finire: il Supremo ci ripensò.
La "Domenica del Corriere" del 17 luglio dedicò la copertina all'evento: il disegnatore Walter Molino ritrasse Emman con le braccia levate al cielo dove, minacciosi, stanno arrivando i quattro cavalieri dell'Apocalisse .
Con fine ironia, invece, Dino Buzzati scrisse per il "Corriere della Sera" del 14 luglio un elzeviro "da leggere alle 13,38 di oggi", vale a dire con pochi minuti d'anticipo rispetto all'ora del finimondo, prevista per le 13,45. «Calcolando che per leggere questo articolo ci vogliono circa 7 minuti, il lettore si troverà alle ultime righe proprio quando succederà la fine del mondo – scriveva Buzzati – Dio mio, come sarei felice di sapere che, nel preciso attimo in cui il mondo sprofonda nel nulla, c'è uno che sta leggendo un mio articolo. Finirei veramente in bellezza».
L'indomani della mancata apocalisse il sedicente profeta lesse un comunicato il cui senso era: "tutti possono sbagliare". E la sera stessa, a Courmayeur, fu annunciata l'idea di eleggere Miss Finimondo .