Dai campi di concentramento ai luoghi dove si sono verificati delitti efferati: sono le mete del dark tourism , il turismo dell'orrore spesso innescato dalla pressione mediatica .
Non si tratta di un fenomeno passeggero, né un comportamento da minimizzare. Tant'è vero che, per studiarlo, in Inghilterra c'è l' Institute for Dark Tourism Research , che ha base nell'università del Lancashire ed è diretto da Philip Stone , che spiega: «Il dark tourism consiste nel viaggiare per visitare siti associati alla morte, alla sofferenza o a ciò che è apparentemente macabro».
Per esempio il campo di concentramento di Auschwitz è un "luogo di morte", mentre il Vietnam Veterans Memorial , che a Washington ricorda i caduti in Vietnam, è un "luogo associato alla morte".
Un aspetto che conta è poi quello del tempo: eventi più recenti, o addirittura ancora in corso, colpiscono di più l'opinione pubblica e di conseguenza vengono considerati "più macabri" rispetto ad altri accaduti in un lontano passato.
Variano anche le motivazioni, alla base del dark tourism. C'è per esempio l' intento didattico : si pensi, per esempio, al Treno della Memoria che porta ogni anno gruppi di studenti in visita ad alcuni lager nazisti, e ha per scopo quello di far toccare con mano alle giovani generazioni gli orrori del nazifascismo. Ma c'è anche l' aspetto ludico : ne sono esempio i tanti musei della tortura che si possono trovare in Italia o all'estero (che espongono in prevalenza ricostruzioni, e non oggetti originali), oppure il London Dungeon , che ricostruisce eventi particolarmente sanguinosi della storia di Londra.
Secondo gli studiosi, il dark tourism può essere suddiviso in cinque categorie : assistere alla esecuzione pubblica di una persona (evento praticamente impossibile, nella società occidentale contemporanea); visitare luoghi in cui sono avvenute morti individuali o di massa (per esempio il "villino di Cogne", o gli scogli su cui nel 2012 naufragò la nave da crociera Costa Concordia); andare in posti in cui si trovano lapidi commemorative, oppure visitare antichi carceri; assistere a rappresentazioni simboliche della morte (per esempio visitare un museo dedicato alle armi); assistere come spettatori alla ricostruzione di eventi tragici (come la rievocazione di alcune battaglie).
Quali sono le ragioni che spingono al dark tourism? Secondo gli studiosi hanno tratti in comune con i pellegrinaggi , paragonabili a loro volta a dei riti di passaggio . Il pellegrino parte lasciando dietro sé la realtà cui appartiene, e accede a un luogo dove le convezioni del tempo e dello spazio sono sospese e dove può sperimentare la vicinanza del sacro. Poi torna dov'è partito, avendo però dentro i sé una sensazione di crescita o cambiamento.
Nel caso del dark tourism, se non è vissuto in forma superficiale o come curiosità morbosa, c'è la possibilità di avvicinarsi a temi lontani dal quotidiano: e la morte è uno di essi. Nella civiltà occidentale si parla poco di morte, è quasi esorcizzata: ma il quotidiano mette a confronto col fatto che la vita umana non dura per sempre e, allora, il dark tourism è un modo (forse inconscio) per avere più informazioni sulla fine dell'esistenza.