Occasione esclusiva per la "Biblioteca di Giubileo" che ha potuto intervistare Bob Pontin, un arzillo ottantenne gallese di Newport. Ha inventato quella che potrebbe diventare una moda: al posto del compleanno festeggiare il proprio funerale (da vivo).
Come le è venuta l'idea?
Qualche anno fa ero al Cambridge folk festival, e ho detto a un amico: "Quando morirò vorrò avere un funerale favoloso". Lui mi ha domandato: "Perché non fai il tuo funerale mentre sei ancora vivo?". Mi è parso che fosse una bella idea, ci ho pensato parecchio e l'ho concretizzata adesso che compio 80 anni.
Lei è abituato al palcoscenico.
Lavoro col Tinshed Theatre di Newport, ho fatto molto teatro e performance. Poi ho conosciuto Denny Dennis, un clown che ha studiato in Russia, e mi sono unito a lui passando dal teatro più tradizionale alla "clownerie". Sono un clown esistenzialista, che legge Sartre e a cui succedono cose strane. Ma allo stesso tempo mi piace far ridere e sorridere la gente, e il mio funerale è stato l'opportunità più adatta per farlo. Inoltre sarebbe stata la prima occasione di incontrare tutti insieme parenti e amici dopo il Covid.
Ha scelto una location particolare.
Il Westgate Hotel è il locale più storico di Newport. Nel 1839 fu al centro della Newport Rising, una sollevazione popolare dei lavoratori che fu duramente repressa, con 22 morti e oltre 50 feriti. Oggi viene usato per eventi e come set per produzioni cinematografiche.
Come si è svolta la festa?
Il "Bob's FUNural party" ("fun" vuol dire "allegro") ha previsto l'esibizione dei musicisti Katie Bachelor, Katie Lou, Joel Questy, con violini e fisarmonica. C'è stato anche un corteo funebre, con la mia amica Marega Palser che indossava una testa di cavallo, per rievocare i funerali alla moda antica, col carro trainato da cavalli. Poi il mio amico Justin Teddy Cliffe ha recitato l'elegia funebre di fronte alla bara, ma l'ho interrotto bussando dall'interno. Allora hanno aperto la bara e sono saltato fuori io vestito da clown, con una pioggia di coriandoli.
Sa di altri che abbiano organizzato una festa così?
In Galles no di sicuro, penso nemmeno in Gran Bretagna. Non posso però escludere che ci sia qualcun altro che l'ha fatto nel resto del mondo. Penso che così lancerò una moda. Comunque è stato un evento del tutto privato, non ho voluto la presenza di giornalisti: quella alla "Biblioteca di Giubileo" è la prima intervista che rilascio.
Lei ha fatto un discorso?
Non mi è parso il caso. Ho detto solo: "Grazie per essere venuti al mio funerale. Vi amo tutti".
Come vorrebbe che fosse il suo funerale (quello vero)?
Sono un umanista, non vorrei né plastica né legno per la bara. Vorrei essere inumato in una specie di culla, come quella che mi ha accolto quando sono nato a Oxford, la più bella città del mondo. Inoltre vorrei che per quel giorno fossero finite le guerre, ci fosse più uguaglianza tra la gente, ognuno fosse più responsabile, e non fossero più i ricchi a comandare.
Che idea ha della morte?
Ogni tanto ci penso e ne ho un po' paura. Ho chiesto al mio fratello più giovane, se mai capitasse di essere in una situazione incurabile, di portarmi in Svizzera per concludere lì la mia esistenza. Non voglio essere un peso per gli altri. Ho avuto una vita molto colorata, ho viaggiato parecchio, più di quanto capiti alla maggior parte delle persone. Prima di morire vorrei raccontarla in un libro.