Com’è complicata la vita dei superstiziosi! Ogni evento, ogni oggetto possono condurre a presagi: positivi quando va bene, negativi negli altri. E così si trascorre l’esistenza nell’attesa: del bene che potrà arrivare, oppure del male che non si è riusciti a bloccare per strada impiegando opportuni scongiuri.
Cercando ad andare a ritroso nel tempo e nella memoria, si possono trovare spiegazioni “ragionevoli” a convinzioni che diventano irrazionali fuori dal tempo e dal contesto che le hanno generate. Ne è esempio l’idea che, se ci si accende in tre la sigaretta usando lo stesso fiammifero, il terzo morirà. Era una convinzione nata nelle trincee della Grande Guerra: il lampo di luce del fiammifero allertava il cecchino nemico, che poi aveva tempo di aggiustare la mira nel vedere la seconda sigaretta che s’accendeva. E alla terza sparava.
La regola del tre vale anche per le bottiglie: la persona anziana che, in una tavolata, versi l’ultima goccia della terza bottiglia sturata e finita durante il pasto, addirittura dovrebbe morire entro l’anno. Per fortuna, in questo caso, esiste un semplice scongiuro: mano al cavatappi, per “tirare il collo” a una quarta bottiglia.
C’è da dire che le superstizioni nefaste spesso riguardano oggetti o pratiche oggi in disuso. Così come non si adoperano più i fiammiferi per accendere le sigarette, non si adoperano le candele per far luce in casa alla sera. Perché se la cera di una di esse, colando sul piano del tavolo, si allargasse a formare una sorta di sudario, annuncerebbe il prossimo trapasso di un parente stretto. Questa regola ha una eccezione, che ci fa stare abbastanza tranquilli: non si applica alle candele accese per utilità, per esempio se manca la luce.
E’ parzialmente superato grazie… alla moda anche un presagio nefasto che al tempo dei nonni poteva avere più occasioni per verificarsi. Oggi, infatti, gli uomini non portano abitualmente il cappello. Chi ancora lo fa, sappia che non lo deve mai appoggiare su un letto: è un presagio di morte. Invece, e ciò dimostra l’irrazionalità delle superstizioni, incrociare un carro funebre che sta arrivando dalla direzione opposta può addirittura portare fortuna per tutto il giorno. A patto, però, che una volta che lo si è oltrepassato non ci si volti indietro per guardarlo ancora.
In tema di carte da gioco le superstizioni si sprecano. Qui ne troviamo una che ha una radice storica: riguarda la “mano del morto” che può capitare a chi gioca a poker. E’ la doppia coppia composta da due assi neri e due otto neri: ce l’aveva in mano in un saloon il pistolero Wild Bill Hickok, quando un tale gli sparò alle spalle uccidendolo. Ancora oggi si discute su quale fosse la quinta carta in mano a Wild Bill…
Per chi abiti in città, sentire il canto del cuculo non è certo un’esperienza frequente. Chi invece abita in campagna o nei pressi di un bosco, se è d’età anziana sia pronto a contare il numero di “cu-cu” del primo cuculo che sente cantare a primavera: tanti sono i gorgheggi e altrettanti sarebbero gli anni che resterebbero da vivere. Il povero cuculo, peraltro, può anche portar bene: chi ne sente il canto deve immediatamente far tintinnare le monete che tiene in tasca o nel portafoglio, perché così nel mese a seguire arriveranno guadagni insperati e abbondanti (non ci sono indicazioni a proposito delle carte di credito…). In ambito ornitologico, anche il gufo non code di buona fama: si dice che canti quando nel vicinato muore qualcuno. Tanto che è accusato di “gufare” chi ipotizza prospettive spiacevoli.
Anche le forbici possono essere utili a predire il destino (a patto di crederci, è ovvio…). Se, cadendo a terra, restano diritte con le punte conficcate nel suolo, c’è da temere una morte imminente. C’è però da dire che, nei posti dove abitualmente si usano le forbici, i pavimenti sono duri quanto basta per scongiurare l’evenienza, già improbabile di per sé.
Se anche l’oggetto o la situazione più banali possono aiutare a sollevare il velo sul futuro, figuriamoci che cosa non accade per eventi che di per sé sono già fortemente caratterizzati: un funerale, per esempio. C’è chi crede che, durante una sepoltura all’aperto in una bella giornata, si debba scoprire chi tra i presenti ha il volto meglio illuminato dal sole: questa persona dovrebbe essere la prima a morire. Non bisognerebbe inoltre assistere a un funerale cui non si è stati invitati, perché ciò attirerebbe disgrazie. Peraltro, come molte regole, anche questa ha l’eccezione: se il funerale in questione è quello di un personaggio celebre vi si può partecipare con tranquillità. A meno che (eccezione all’eccezione) il defunto o la famiglia non desiderino una cerimonia in forma privata.
Al superstizioso è vietato attraversare il corteo di auto che segue al carro funebre: può però farlo senza patemi d’animo se l’attraversamento avviene a causa di un semaforo. Infine, anche se si è in ritardo, non si dovrebbe mai affrettarsi per andare a un funerale.
Un aspetto curioso della superstizione è poi quello che si porta appresso un galateo. Nel senso che in prima persona si può non essere superstiziosi ma, se ci si deve rapportare con qualcuno che lo è, è buona norma tenerne conto e agire di conseguenza. Se si va a trovare un superstizioso ricoverato in ospedale, perciò, mai e poi mai bisognerebbe portargli un mazzo di fiori bianchi e rossi: sarebbe come annunciargli che il suo male è prossimo ad aggravarsi, con esito funesto. E bisogna anche sapere che quel mazzo di fiori, magari acquistato a caro prezzo, è destinato a essere subito “disinnescato” dal presagio nefasto nell’unico modo possibile: essere offerto alla cappella dell’ospedale.
Ci sono poi gesti che non bisogna compiere, perche equivalgono ad… andarsela a cercare: uno di essi è usare il pettine di una persona da poco defunta, perché significa attirare la morte. Altrettanto succede quando, preparando le sedie perché si aspettano ospiti, inavvertitamente le si dispone in fila: così si collocavano in passato per ricevere parenti e conoscenti, al momento di vegliare un defunto.
Alcuni presagi nefasti sono poi legati alla dimensione contadina, e come tali poco hanno a che fare con chi abiti in città. Ne è esempio il canto del gallo: se avviene “fuori orario”, specie se nel cuore della notte, annuncerebbe un prossimo decesso nel vicinato. Altrettanto vale per il canto notturno o la semplice presenza di un gufo.
Le nostre case sempre più arredate con mobili di simil-legno hanno anche decretato la scomparsa dei tarli, che in passato erano invece ospiti abituali delle abitazioni. Da questo punto di vista, per i superstiziosi è una preoccupazione in meno: il ticchettio notturno causato dall’insetto che rosicchia il legno secco di un mobile è detto “orologio della morte”, e ovviamente non è un rumore che inviti a sonni tranquilli, ma i rumori notturni in genere vanno ascoltati con attenzione e, se è il caso, con timore. Tre colpi a una parete, infatti, annuncerebbero un prossimo decesso, e altrettanto vale per le assi del pavimento nella stanza in cui si trova un malato grave. Sette rumori insoliti, ascoltati in una notte di plenilunio, annuncerebbero invece la morte di un nemico. E qui, per essere certi, oltre che superstiziosi occorre essere insonni e dall’orecchio pronto, per riconoscere al volo il rumore profetico e poi conteggiarlo. Per ragioni di tranquillità, comunque, si tenga presente che i rumori notturni causati dai vicini negli appartamenti confinanti non “valgono” come predizione. Al massimo possono indisporre: ma poi ci si può riaddormentare senza problemi...