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I cimiteri storico-monumentali
ITALIA

A Chieri, non più nemici

"Questa è una storia di quelle che Edmondo Deamicis avrebbe scritto volentieri. Racconta di antichi nemici, di una triste notte di Natale, di ragazzi. Ma procediamo con ordine. La città di Chieri, a 15 chilometri da Torino, ha un Parco della Rimembranza nel quale dei cippi ricordano i Caduti delle due Guerre mondiali. E fin qui non c’è nulla di particolarmente originale. La peculiarità, però, sta nel fatto che, a fianco del grande campo che ricorda fanti e alpini, c’è uno spazio più piccolo, con 25 piccole croci raccolte in file ordinate. Le targhe su ognuna di essa riportano nomi stranieri: quelli dei prigionieri austro-ungarici della Grande Guerra, deceduti in città.

A Chieri, non più nemici
Nel Parco della Rimembranza di Chieri non più nemici, ma solo il ricordo.

La presenza di cimiteri militari a ridosso dei luoghi in cui si combatté è abbastanza comune. Ma tra Chieri e il Piave ci sono 400 chilometri: quei soldati lì che cosa ci facevano? Quando la guerra svuotò le città e le campagne, divenne drammatica la mancanza di braccia, soprattutto nelle campagne. A piccoli gruppi, allora, prigionieri vennero inviati nelle retrovie per essere impiegati nell’agricoltura. Così accadde anche a Chieri. La maggior parte di loro morì tra il 1918 e il 1919, vittima dell’epidemia di influenza spagnola che decimò anche la popolazione cittadina. Vennero seppelliti nel cimitero locale, e in seguito le loro spoglie furono raggruppate. Ed è qui che entrano in scena i ragazzi. Studenti della locale media “Quarini”, nel 2007 parteciparono come ogni anno alla rievocazione della festa dell’Unità nazionale, a novembre. E come ogni anno depositarono un fiore sia sui cippi dei Caduti italiani, sia su quelli degli austro-ungarici. Quella volta, però, tra i ragazzi circolarono delle domande: chi erano, quelle 25 persone dal nome straniero? Qual era stata la loro storia, il loro destino? Sarebbe stato possibile saperne di più entro il 2008, anno in cui si sarebbero festeggiati i 90 anni dalla fine della guerra? I ragazzi decidono di scrivere una lettera, che inviano ad ambasciate e consolati. Sembrava una mission impossible, ed ecco invece arrivare una risposta dalla Croce Nera austriaca, l’associazione degli ex combattenti. Ci sono notizie, e anche tre fotografie di caduti tirolesi. Poi vanno a caccia di notizie nell’archivio storico della città, e sul vecchio settimanale L’Arco trovano notizie a proposito dei prigionieri. Per esempio, nel febbraio 1918, il giornale scrive: «E' dovere imprescindibile della nostra amministrazione comunale di fare al più presto tutte le pratiche necessarie presso le Autorità civili e militari per avere un buon numero di prigionieri di guerra per adibirli ai lavori agricoli e ciò onde aver braccia sufficienti senza grave spesa. Nel numero precedente abbiamo parlato di 300 prigionieri ma forse saranno pochi, quindi sarà meglio che il Comune ne domandi un numero maggiore, data l'ampiezza del nostro territorio, per cui sarà necessario che i prigionieri siano divisi in più sezioni ed anche allogati in locali dai quali possono in breve ora recarsi al lavoro». Il quadro diventa più chiaro. Nel 2008, perciò, la cerimonia del ricordo assume un tono particolarmente solenne: anche una delegazione austriaca è presente. La storia ha poi un seguito. Nel 2012, grazie all’impegno degli Alpini chieresi del gruppo Ana (custodi del Parco della Rimembranza), dell’associazione “Caduti senza Croce” e delle associazioni d’arma, quelle 25 croci vengono spostate, e affiancate ai cippi dei soldati italiani. Un avvicinamento che ha un profondo senso simbolico: è la volontà di essere mai più nemici. Ma chi erano i 25 soldati che a Chieri terminarono la loro esistenza? La storia più toccante è quella di Johanni Payr. Tirolese, figlio di proprietari terrieri, morì il giorno di Natale: aveva solo 23 anni. Verso sera venne sepolto dai suoi due fratelli Michael e Andrä, prigionieri con lui. E poi c’è Johann Griesbaner, che morì ad appena 18 anni: è il più giovane del gruppo, mentre Johann Schuchler, con 44 anni, era il più anziano. I suoi genitori avevano otto figli, di cui solo due maschi: la Grande Guerra glieli rapì entrambi.

A Chieri, non più nemici
Johanni Payr aveva solo 18 anni: morì il giorno di Natale del 1918
Johann Schuchler è il più anziano tra i defunti austro-ungarici