Il cranio del brigante Villella deve restare al museo Lombroso di Torino , dov'è esposto insieme a numerosi altri reperti raccolti da Cesare Lombroso, uno dei fondatori della moderna criminologia .
Lo hanno deciso i giudici della Corte d'Appello di Catanzaro: hanno accolto il ricorso dell'Università di Torino, nella causa che la oppone al Comune calabrese di Motta Santa Lucia. E' la località dove nel 1803 nacque Giuseppe Villella , pastore morto nel 1864 in carcere a Pavia, dove era finito con l'accusa di furto e incendio.
La causa era iniziata nel 2012: l'amministrazione comunale voleva tornare in possesso dei resti di Villella cui dare sepoltura . I giudici di Catanzaro ritengono invece che prevalga il diritto alla divulgazione scientifica , cui si è appellato l'Ateneo torinese.
Ma chi era Giuseppe Villella, e perché il suo cranio tanto interessava all' antropologo criminale Lombroso? Di sicuro non uno dei protagonisti del grande brigantaggio in Meridione negli anni successivi all'Unità d'Italia. Poco si lui si ricorda anche nel paese natale: rubò "cinque ricotte, una forma di cacio, due pani e due capretti", fu arrestato e poi incarcerato nel 1844. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel carcere di Pavia, dove morì "affetto da tosse, tifo e diarrea scorbutica" il 16 agosto 1864: la data si legge all'interno del suo cranio, scritta a matita.
Maria Teresa Milicia , docente di antropologia culturale all'Università di Padova, nel volume Lombroso e il brigante (Salerno editrice 2014) solleva il dubbio che davvero il cranio sia quello di Villella: potrebbe anche essere quello di un altro defunto sottoposto ad autopsia.
Lombroso però affermava di aver fatto lui l'autopsia, nel 1870: in quell'occasione fece la "sensazionale scoperta" della fossetta occipitale mediana , di un cervelletto a tre lobi e non due. Secondo lo scienziato sarebbe stata quella la prova dell' atavismo criminale, della presenza cioè di caratteri tipici dei primitivi scomparsi nell'uomo moderno. Era la teoria della predisposizione biologica al crimine che diede inizio all'antropologia criminale e vide la pubblicazione il 12 gennaio 1871.
E' però evidente che le date non concordano : se Villella morì nel 1864 pare ovvio che l'autopsia venne effettuata in quell'anno, e non sei anni dopo. E' perciò probabile che non sia stato Lombroso a eseguire l'autopsia: quando poi ebbe tra le mani il cranio elaborò la sua teoria dell'uomo delinquente, secondo la quale il delinquente sarebbe innanzi tutto un malato.
Questa teoria è stata poi ampiamente superata e confutata, tant'è vero che al museo Lombroso di Torino il cranio di Villella è esposto nella sezione in cui si illustrano gli errori della teoria dell'atavismo criminale.
E a proposito di museo, è a Torino in via Pietro Giuria, 15 (per informazioni http://museolombroso.unito.it ). E' inserito nel Progetto Museo dell'Uomo : prevede che i tre musei dell'Ateneo relativi alle scienze dell'uomo (Museo di anatomia umana "Luigi Rolando", Museo di antropologia ed etnografia e Museo di antropologia criminale "Cesare Lombroso" ) siano riuniti in un unico polo museale . Le collezioni storiche saranno integrate da nuovi percorsi espositivi, come quello sull'evoluzione fisica e culturale dell'uomo.
Il nuovo polo museale ha sede nel Palazzo degli istituti anatomici , edificio dove dal 1898 è ospitato il Museo di anatomia. Una curiosità: i due "minareti" che caratterizzano il palazzo furono progettati come camini da aspirazione per il ricambio dell'aria nelle sale settorie e nei laboratori.
Grazie all'intervento della Città di Torino, nello stesso palazzo trova collocazione anche il Museo della frutta , che conserva l'ottocentesca collezione di modelli creata da Francesco Garnier Valletti .