Chi sarà il 46° presidente della storia degli Stati Uniti? Salvo sempre più improbabili colpi di scena, il prossimo inquilino della Casa Bianca sarà Joe Biden. Sebbene Donald Trump stia tentando il tutto per tutto, per ribaltare l'esito del voto.
Nell'attesa del giuramento che segnerà l'avvio della nuova legislatura, occorre segnalare che quello del presidente Usa è un mestiere pericoloso : tra i successori di George Washington, il primo presidente, sono ben quattro i presidenti che morirono assassinati (e altrettanti morti per causa naturali mentre erano in carica).
Abraham Lincoln (1809-1865) fu il 16° presidente: guidò l'Unione durante la Guerra di secessione americana, salvò l'unità del Paese e fece abolire la schiavitù.
Il suo assassinio è legato proprio alla guerra tra Nordisti e Sudisti. Cinque giorni prima il generale Robert E. Lee s'era arreso al generale Ulysses Grant, ad Appomatox. Un attore di simpatie confederate, John W. Booth , decise di uccidere l'uomo che ai suoi occhi aveva messo in ginocchio il Sud e ora si proponeva di affrancare gli schiavi: «Questo significa cittadinanza ai negri. Ora gliela faccio vedere io, per Dio. Questo è l'ultimo discorso che farà».
Booth mise in atto il suo disegno il 14 aprile 1865. Lincoln era a teatro a Washington, nel palco presidenziale: Booth riuscì a penetrare, e sparò quasi a bruciapelo: poi riuscì a scappare. La sua fuga durò una decina di giorni: fu trovato da una pattuglia di cavalleggeri, rifiutò di arrendersi e fu ucciso mentre tentava di fuggire.
Quello di James A. Garfield (1831-1881), il 20° presidente, fu uno dei mandati più brevi nella storia Usa. Si insediò alla Casa Bianca il 4 marzo 1881, ma vi rimase solo fino al 2 luglio, quando l'avvocato Charles Guiteau gli sparò, in una stazione ferroviaria a Washington. Il presidente ebbe una lunga agonia e morì due mesi dopo, il 19 settembre. L'assassino sosteneva di aver giocato un ruolo importante nell'elezione di Garfield, e di conseguenza sperava di essere nominato console degli Stati Uniti a Parigi. Ma, dal momento che il suo desiderio non fu esaudito, decise di vendicarsi. Fu catturato, processato e impiccato.
William McKinley (1843-1901), il 25° presidente, fu l'ultimo veterano della Guerra di secessione a entrare alla Casa Bianca. Fu ferito il 6 settembre 1901, mentre stava visitando l'Esposizione panamericana. Il giovane anarchico di origini polacche Leon Czolgosz gli si avvicinò e gli sparò due colpi di rivoltella. Agì perché s'era convinto che il capitalismo stava schiacciando il proletariato. Il presidente all'inizio sembrò riprendersi, ma morì il 14 settembre.
Czolgosz fu catturato, processato e giustiziato mediante sedia elettrica. Le sue ultime parole furono «Ho ucciso il presidente perché era il nemico della brava gente, i buoni lavoratori. Non mi dispiaccio per il mio crimine, mi dispiaccio di non aver visto mio padre».
Il quarto e ultimo presidente assassinato è il 35°, John Fitzgerald Kennedy (1917-1963). Fu ucciso a Dallas, dall' ex marine Lee Harvey Oswald , che gli sparò a Dallas, mentre Kennedy stava attraversando la città su un'auto scoperta, a fianco della first lady Jacqueline.
Oswald non arrivò di fronte ai giudici. Arrestato poche ore dopo l'attentato venne ucciso da Jack Ruby nella centrale della polizia di Dallas.
Molti presidenti americani furono invece più fortunati, e riuscirono a scampare ad attentati alla loro vita. Il 28 marzo 1981, per esempio, Ronald Reagan fu attaccato da uno squilibrato che gli sparò, perforandogli il polmone sinistro. John Hinckley , l'attentatore, disse di aver compiuto il gesto per attirare l'attenzione dell'attrice Jodie Foster, di cui era innamorato. Fu processato e rinchiuso in un manicomio criminale.