Crisantemi ma non solo, in occasione dei funerali
Se ci si chiede quale sia il fiore che per eccellenza si associa al lutto, la risposta è una sola: il crisantemo, che infatti spopola nei cimiteri soprattutto nelle ricorrenze d’inizio novembre.
La spiegazione di questo insolito abbinamento tra un fiore e la morte ha innanzi tutto una ragione pratica: i crisantemi, disponibili in numerose varietà e colori, recisi o in vaso, sono tra i pochi fiori disponibili in autunno, e resistono bene alle basse temperature.
A questa spiegazione così prosaica se ne abbina un’altra più poetica: una favola, non troppo nota, che spiega perché il crisantemo oggi sia il fiore dei morti.
La storia narra di un’orfana, assai povera. Che all’inizio di novembre si trovò a vegliare la mamma, gravemente ammalata. Dentro di sé la bambina stava pregando affinché la madre potesse guarire e sopravvivere: ma proprio in quel momento la porta si spalancò, e l’angelo della Morte entrò nella misera stanza.
La bambina pianse, scongiurò affinché l’angelo passasse oltre. Questi si impietosì: “Donerò a tua mamma tanti anni quanti saranno i petali del fiore che mi porterai”.
Ma era novembre, e la brina aveva già imbiancato i campi. La bambina corse fuori casa e iniziò a cercare: trovò solo erbe rinsecchite dal gelo. In un canto un po’ più riparato trovò un’umile margherita, sopravvissuta chissà come dalle fioriture estive. I petali bianchi, però, erano pochi, pochissimi: come fare?
La piccola ebbe una intuizione: con le dita intorpidite dal gelo iniziò lentamente a dividere per lungo i petali che, così, si moltiplicarono più e più volte.
Soddisfatta del suo lavoro tornò in casa, e presentò il fiore all’angelo della Morte. Questi, colpito da tanto amore filiale, sorrise e uscì dalla casa: la mamma diede allora i primi segni di guarigione, e poi visse ancora per molti e molti anni.
Anche la pianta che aveva contribuito a salvarle la vita non morì. Ma la stagione successiva i suoi fiori cambiarono: non più petali pochi e radi, ma tantissimi, quasi a formare una palla colorata. Era nato il crisantemo.
Questa è ovviamente una fiaba. Occorre aggiungere che la pianta (il cui nome deriva dal greco e significa “fiore d’oro”) è associato al lutto solo in Occidente. In Oriente e in Cina (dove lo si coltivava giuà cinque secoli prima di Cristo) ha un significato felice e festoso, tanto da essere usato per le nozze e i compleanni. In Giappone è addirittura il fiore nazionale, stemma araldico della famiglia imperiale, simbolo di pace e di forza d’animo.
Un’altra pianta associata al lutto è il cipresso, che spesso è piantato nei cimiteri. Anche in questo caso ci sono ragioni pratiche a orientare la scelta: è un albero sempreverde, che dunque ha effetto ornamentale in ogni periodo dell’anno. Inoltre ha una radice fittonante, che penetra profonda nel terreno senza allargarsi in superficie: non interferisce così con le sepolture.
Anche in questo caso, però, una storia giustifica una tradizione. E’ quella del giovane Cyparissus che, per errore, con un giavellotto uccise un cervo che gli era stato donato dal dio Apollo. Il dolore fu tale che il ragazzo chiese ad Apollo di fare in modo che le sue lacrime sgorgassero per sempre. Venne trasformato in un cipresso, sul cui tronco la resina forma gocce simili alle lacrime.
Il legno di cipresso è molto durevole e resistente: “Fatti un’arca di legno di cipresso”, ordinò Dio a Noè. Per la durevolezza, e per il valore simbolico di immortalità, veniva perciò impiegato anche per costruire bare.
Se proprio c’è una pianta da associare a lugubri pensieri, questa è il tasso, non a caso definito albero della morte. Sopporta benissimo le potature ed è sempreverde: per questa ragione viene usato nei cimiteri a scopo decorativo. Ma la ragione del nome lugubre è un’altra: è una delle piante più tossiche presenti in Italia, soprattutto a causa dell’alcaloide tassina contenuto nelle foglie. Nella storia, il tasso è noto per essere il legno più adatto alla costruzione di archi. L’”arco lungo” con cui gli inglesi vinsero la battaglia di Azincourt e in pratica segnarono la fine della cavalleria medievale era fatto di legno di tasso.