La vita di San Giovanni Bosco è ricca di eventi prodigiosi . Il fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice , che trascorse a Torino la maggior parte della sua vita, visse numerose situazioni inspiegabili: lo affermano i suoi racconti e le memorie dei testimoni. Sogni profetici, apparizioni, bilocazioni e, addirittura, contatti con le anime dell’Aldilà .
Il primo esempio risare a quando Giovanni Bosco era ancora un giovane seminarista, e si preparava a diventare sacerdote studiando nel seminario di Chieri . Aveva stretto amicizia con un altro seminarista, Luigi Comollo , e quasi per scherzo strinse con lui un patto : il primo dei due che fosse morto sarebbe tornato, per portare all’altro notizie dall’Aldilà.
Comollo era di salute cagionevole: non aveva ancora compiuto 22 anni quando morì, il 2 aprile 1839.
Ciò che accadde in seguito è lo stesso don Bosco a raccontarlo: «Nella notte tra il 3 ed il 4 aprile ero a letto in un dormitorio di circa 20 seminaristi. Verso le undici e mezzo, un cupo rumore si fa sentire nei corridoi. Sembrava che un gran carro tirato da molti cavalli si andasse avvicinando alla porta del dormitorio. I seminaristi si svegliano, ma nessuno parla. Io ero impietrito nel terrore. Il rumore avanza ancora. Si apre violentemente la porta. Fu allora che si udì la chiara voce del Comollo dire tre volte: “ Bosco, io sono salvo ”. Poi il rumore cessò. I miei compagni erano balzati dal letto, alcuni si stringevano attorno al prefetto della camerata don Giuseppe Fiorito di Rivoli. Fu la prima volta che ricordo di aver avuto paura. Uno spavento tale che in questo momento avrei preferito morire. Quello spavento mi causò una grave malattia che mi portò vicino alla tomba».
Un altro caso di apparizione riguarda la mamma di don Bosco, Margherita , di recente beatificata. Nell’agosto del 1860, san Giovanni Bosco, mentre tornava all’Oratorio, vide a Torino, nelle vicinanze del santuario della Consolata sua mamma Margherita, che era morta nel 1856.
«Ma come! Voi siete qui? - le chiese - Non siete morta?».
«Sono morta, ma vivo», gli rispose la defunta.
«E sei felice?».
«Felicissima».
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in Paradiso, ma lei gli rispose di no. Avendole poi chiesto quanto godesse in Paradiso, la mamma gli rispose di non poter darglielo ad intendere per mezzo delle sole parole.
La terza apparizione riguarda San Domenico Savio , l’allievo di don Bosco all’oratorio di Valdocco che morì prima di compiere quindici anni. E’ lo stesso don Bosco a raccontare che cosa accadde, parlando con suoi giovani e i Superiori della Congregazione: «Mi trovavo a Lanzo ed ero nella mia stanza. D’un tratto mi vidi sopra una collina. Il mio sguardo si perdeva nell’immensità di una pianura. Essa era divisa da larghi viali in vastissimi giardini. I fiori, gli alberi, i frutti erano bellissimi, e tutto il resto corrispondeva a tanta magnificenza.
Mentre contemplavo tanta bellezza, ecco diffondersi una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l’uno dall’altro. A questi si univano i cori dei cantori.
Mentre estatico ascoltavo la celeste armonia, ecco apparire una quantità immensa di giovani che veniva verso di me. Alla testa di tutti avanzava Domenico Savio. Tutti si fermarono davanti a me alla distanza di otto-dieci passi... Allora brillò un lampo di luce, cessò la musica e si fece un grande silenzio. Domenico Savio si avanzò solo di qualche passo ancora e si fermò vicino a me. Come era bellissimo! Le sue vesti erano singolari; la tunica bianchissima, che gli scendeva fino ai piedi, era trapuntata di diamanti ed era intessuta d’oro. Un’ampia fascia rossa cingeva i suoi fianchi, ricamata di gemme preziose così che una toccava quasi l’altra. Dal collo gli scendeva una collana di fiori mai visti, sembrava che fossero diamanti uniti. Questi fiori risplendevano di luce. Il capo era cinto di una corona di rose. La capigliatura gli scendeva ondeggiante giù per le spalle e gli dava un aspetto così bello, così affettuoso, così attraente che sembrava.., sembrava un Angelo.
Io ero muto e tremante. Allora Domenico Savio disse:
- Perché te ne stai muto e sgomento?
- Non so cosa dire - risposi - Tu dunque sei Domenico Savio?
- Sono io! Non mi riconosci più?
- E come va che ti trovi qui?
- Sono venuto per parlarti. Fammi qualche interrogazione.
- Sono naturali tutte queste meraviglie che vedo?
- Sì, abbellite però dalla potenza di Dio.
- A me sembrava che questo fosse il Paradiso!
- No, no! Nessun occhio mortale può vedere le bellezze eterne.
- E voi dunque cosa godete in Paradiso?
- Dirtelo è impossibile. Quello che si gode in Paradiso non vi è uomo mortale che possa saperlo, finché non sia uscito di vita e riunito al suo Creatore.
- Orbene, mio caro Savio, dimmi quale cosa ti consolò di più in punto di morte?
- Ciò che mi confortò di più in punto di morte fu l’assistenza della potente e amabile Madre del Salvatore, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani: che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!