Quanto era brutto, l’aldilà degli Etruschi! Un soggiorno triste, senza speranza, dominato dalle figure di demoni spaventosi. Era, in altre parole, il riflesso di una escatologia (riflessione sul destino ultimo dell’uomo) piuttosto primitiva, che non legava il destino delle anime a ciò che le persone erano state in vita.
Tra le popolazioni che vissero in Italia, quella etrusca è certo la più misteriosa. Le principali fonti d’informazione, per quel che la riguarda, sono proprio le necropoli. Nelle tombe gli archeologi hanno trovato vari oggetti di pregio (quelli che il defunto intendeva portare con sé nell’oltretomba), ma si sono anche fatti un’idea sul vivere quotidiano. Se da un lato le tombe hanno fornito importanti informazioni, dall’altro hanno però attratto quasi tutta l’attenzione degli archeologi, che hanno così trascurato la ricerca dei resti delle città etrusche. Impresa peraltro non facile, dato che le case erano realizzate con materiali deperibili, e molte città attuali si sono sovrapposte a precedenti insediamenti etruschi.
In origine (IX-VIII secolo a.C.) gli Etruschi cremavano i defunti, per raccoglierne poi le ceneri in contenitori di vario tipo (compresi quelli a forma di capanna).
Il rito dell’inumazione si presenta dall’VIII secolo a.C. in poi: dapprima in una semplice fossa o in un sarcofago, e in seguito in una tomba scavata nella roccia, oppure costruita e poi ricoperta con un tumulo di terra. Da notare, a questo proposito, la caratteristica di “solidità” della tomba etrusca: per garantire e prolungare la conservazione di un corpo strettamente collegato all’esistenza dello spirito.
Gli Etruschi erano convinti che il defunto sopravvivesse dopo la morte. Si trasferiva nel “reame dei morti”: un luogo triste, senza speranza, segnato dallo spavento per la presenza di divinità misteriose e terribili. Tra le più importanti la dea Vanth, simbolo dell’implacabilità del fato; il demone Charun (legato al greco Caronte) e l’orribile Tuchulcha col volto di avvoltoio, orecchie d'asino e armato di serpenti.
Per attenuare la tristezza dell’aldilà, le famiglie più facoltose arricchivano le loro tombe con oggetti e immagini che avrebbero dovuto rendere “più lieve” il soggiorno ai loro cari. Ne sono esempio, in particolare, le scene più care al defunto: di caccia, di pesca, di festa, in compagnia dei parenti e degli amici, al tavolo del banchetto. Non c’è nulla ti funebre, in tutto ciò: si respira un’atmosfera di festa, di gioia, di vita e, come per incanto, la città dei morti diventa la città dei vivi. Da tenere presente che, anche nei casi dei personaggi più abbienti, le dimensioni delle tombe non sono mai enormi: esse imitano infatti l’ambiente domestico, e vogliono perciò essere raccolte e confortevoli.
E’ interessante il fatto che, per gli Etruschi, il destino nell’oltretomba fosse uguale per tutti. A segnarlo una legge crudele, cui non possono sfuggire nemmeno i personaggi più illustri. In epoche più recenti (dal V secolo a.C. in poi, in relazione ai contatti con la cultura greca) compaiono però accenni a dottrine di salvezza, cioè alla possibilità che alle anime venga concesso uno stato di beatitudine o, addirittura, di deificazione.
Oggi è ancora possibile rinvenire tombe etrusche intatte, oppure le sepolture di quel periodo e in quell’area sono già tutte note? Ovviamente parlare per assoluti non è possibile. C’è però da pensare che non tutto ciò che venne sepolto sia tornato alla luce, tanto che è doveroso tenere alta la vigilanza per evitare scavi abusivi.
Per dare esempio di come sia ancora possibile rinvenire sepolture etrusche di notevole interesse, è doveroso citare il caso del settembre 2013 cui, tra l’altro, ha collaborato l’Università di Torino. Nei pressi di Tarquinia è tornata alla luce, intatta, la tomba di un principe-guerriero databile al VII-VI secolo a.C.: tra i corredi i resti di un banchetto (probabilmente l’ultimo in onore del defunto, prima che venisse chiusa la tomba), bacili votivi in rame, armi e gioielli.Quanto era brutto, l’aldilà degli Etruschi! Un soggiorno triste, senza speranza, dominato dalle figure di demoni spaventosi. Era, in altre parole, il riflesso di una escatologia (riflessione sul destino ultimo dell’uomo) piuttosto primitiva, che non legava il destino delle anime a ciò che le persone erano state in vita.
Tra le popolazioni che vissero in Italia, quella etrusca è certo la più misteriosa. Le principali fonti d’informazione, per quel che la riguarda, sono proprio le necropoli. Nelle tombe gli archeologi hanno trovato vari oggetti di pregio (quelli che il defunto intendeva portare con sé nell’oltretomba), ma si sono anche fatti un’idea sul vivere quotidiano. Se da un lato le tombe hanno fornito importanti informazioni, dall’altro hanno però attratto quasi tutta l’attenzione degli archeologi, che hanno così trascurato la ricerca dei resti delle città etrusche. Impresa peraltro non facile, dato che le case erano realizzate con materiali deperibili, e molte città attuali si sono sovrapposte a precedenti insediamenti etruschi.