Ciò che si prova in punto di morte può essere più positivo e meno negativo rispetto a ciò che normalmente ci si potrebbe aspettare.
Lo afferma una ricerca pubblicata su Psychological Science, la rivista della Association for psychological science.
«Quando immaginiamo le nostre emozioni all'avvicinarsi della morte, pensiamo che siano soprattutto di tristezza e terrore – afferma lo psicologo Kurt Gray , dell'Università della North Carolina – In realtà si scopre che morendo queste emozioni sono meno tristi e terrificanti, e più felici di quanto si pensi».
La ricerca ha preso in considerazione gli scritti di malati terminali e di detenuti nel braccio della morte : suggerisce che ci concentriamo in modo sproporzionato sulle emozioni negative causate dalla morte imminente, senza considerare il più ampio contesto della vita quotidiana .
«L'uomo ha una straordinaria capacità di adattamento , fisico ed emozionale - afferma Gray – Siamo in grado di gestire la nostra vita quotidiana anche mentre stiamo morendo».
Lo psicologo spiega: «Nella nostra immaginazione, il morire è un'esperienza solitaria e priva di senso. Tuttavia le frasi postate sui social forum da malati terminali, oppure le ultime parole di condannati a morte sono piene di amore, significato e connessione sociale».
Come esempio Gray cita un articolo pubblicato di recente dal New York Times. In esso Amy Krouse Rosenthal , autrice di testi per l'infanzia, con ironia e profondo amore invita un'altra donna a sposare suo marito, dopo che lei sarà morta. Evento che si è verificato dieci giorni dopo la pubblicazione del testo. «L'articolo era così toccante perché positivo, pieno d'amore e speranza. E se un atteggiamento così positivo sembra strano in una persona vicina alla morte, la nostra ricerca dimostra che in realtà è piuttosto tipico».
Gray e i suoi collaboratori hanno avviato la loro ricerca analizzando le ultime parole di condannati a morte in Texas: sono rimasti stupiti dai loro contenuti positivi, e si sono allora domandati se a proposito del morire e della morte i nostri pregiudizi nei confronti delle esperienze negative potrebbero falsare la realtà.
Nella prima parte del loro studio i ricercatori hanno analizzato i post su social forum da parte di pazienti terminali per tumore o sclerosi laterale multipla . In seguito hanno coinvolto dei volontari, cui hanno domandato di scrivere dei post dopo che era stato loro diagnosticato che avrebbero avuto solo pochi mesi di vita.
Il risultato è stato che i post scritti da malati terminali contenevano più parole positive rispetto a quelli dei partecipanti che semplicemente immaginavano di essere vicini alla morte.
In un secondo studio i ricercatori hanno messo a confronto gli ultimi scritti di condannati a morte con quelli di volontari che immaginavano di trovarsi nella stessa condizione. Anche in questo caso hanno scoperto che le parole di chi è realmente vicino alla morte sono più positive rispetto a quelle di chi non lo è.
Gray e i suoi ricercatori peraltro riconoscono che i risultati cui sono giunti non sono validi in assoluto, appicabili a tutte le persone che stanno morendo. Tuttavia segnalano che le loro scoperte potrebbero avere importanti implicazioni sul modo con cui trattiamo le persone che stanno morendo.
«Attualmente il sistema medico tende a “evadere” il tema della morte, considerandolo tragico e terribile – conclude Gray – Ma i nostri risultati suggeriscono il contrario».