Con un decreto datato 23 giugno 2017 la Curia milanese ha approvato il Direttorio diocesano per la celebrazione delle esequie . Il documento si propone di orientare l’azione pastorale in tema di funeral: la tematica è affrontata nella sua totalità.
In questa sede vogliamo però approfondire ciò che la Chiesa Milanese indica a proposito delle ceneri della cremazione.
Occorre premettere che da tempo la Chiesa ha accolto la cremazione tra le forme ammissibili di esequie. Al n° 2301, il Catechismo della Chiesa cattolica afferma: «La Chiesa permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi».
Afferma il Direttorio: «La pratica della cremazione si sta sempre più diffondendo e appare destinata a diventare nel corso di breve tempo la prassi prevalente. Occorre affrontare il fenomeno con quella saggezza pastorale che consente di assumerlo senza compromettere i valori fondamentali in gioco. In questo caso essi sono: la preghiera personale e comunitaria per i defunti e l’appartenenza di questi ultimi alla comunità cristiana».
Posta questa premessa, il "Direttorio" fornisce delle indicazioni: «La Chiesa ritiene che le ceneri dei defunti vadano deposte nella tomba e non vengano conservate nell’abitazione domestica, disperse o convertite in oggetti. Su questo punto, infatti, l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 15 agosto 2016, Ad resurgendum cum Christo , afferma che: "La conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita , salvo in caso di circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale e solo con il permesso dell’Ordinario diocesano, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi delle Chiese Orientali" (cfr. n. 6). Aggiunge inoltre che: "La dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, o in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, non è solo sconsigliata ma vietata". Precisa tuttavia che: "L’intenzione espressa di disperdere le ceneri non comporta la negazione della celebrazione delle Esequie. Queste ultime si devono negare solo nel caso in cui il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione delle ceneri per ragioni contrarie alla fede"».
Considera il "Direttorio": «Urge formulare una buona catechesi che illustri i motivi per cui la dispersione delle ceneri incida negativamente sulla memoria cristiana dei defunti (mancanza di un luogo della preghiera accessibile ai familiari e a tutta la comunità cristiana) e sull’annuncio della speranza cristiana (rischio di una visione di tipo panteista, naturalista o nichilista). Tale catechesi accompagnerà e sosterrà l’invito forte e convinto a deporre le ceneri nei cimiteri o nelle chiese cimiteriali».
A margine delle pagine del "Direttorio" a proposito della cremazione, arriva un intervento di monsignor Pierantonio Tremolada , vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i Sacramenti: «Ci ha molto colpito che la prassi della cremazione, nel giro di poco tempo, sia diventata prioritaria: di fatto, in questo momento, la percentuale delle richieste di cremazione rispetto a quelle di tumulazione è molto alta . Le ragioni potrebbero essere tante, ma questo dato ci fa pensare e deve essere assunto pastoralmente. Ricordo che il recente intervento della Santa Sede sulle ceneri sottolinea proprio la necessità di una simile attenzione, indicando in modo preciso di non disperderle, ma di tumularle per ragioni evidenti. Infatti la possibilità di avere un luogo dove potersi recare per pregare, ricordando la persona scomparsa, e di collocare le ceneri in un spazio ben preciso e riconosciuto dalla comunità cristiana di appartenenza, non è certo secondaria. Questi sono soltanto alcuni dei problemi che dicono quanto sia rilevante tale aspetto».