Come esprimere le condoglianze per scritto , nel Terzo Millennio? Internet, i telefoni cellulari, i social network non rendono superato quel modo per esprimere vicinanza ha chi ha perso una persona cara?
Il caro, vecchio galateo ha qualcosa ancora da insegnare, per questa specifica situazione?
Sono tutte domande per cui c’è risposta. Ma occorre partire da una premessa: la maggiore o minore formalità nel porgere condoglianze scritte è da mettere innanzitutto in relazione col rapporto più o meno formale che si ha col destinatario delle condoglianze, e con la sua età. E’ evidente per esempio che non si manderà un sms di condoglianze a un superiore di lavoro col quale si hanno contatti rari e limitati alla professione.
Fondamentale è anche la scelta del mezzo col quale veicolare il proprio pensiero. In passato, in caso di funerale, era di rigore inviare un telegramma, specie se diretto a persone con cui si avevano rapporti formali: una pratica ormai ampiamente sorpassata.
Vediamo allora come ci si regola per le condoglianze nell’era dei social network. Regola prima: le condoglianze espresse di persona sono le più efficaci, soprattutto se ci si sforza di andare al di là delle frasi di circostanza. Per esempio è efficace il ricordo: condividere un’immagine bella, o allegra, della persona che adesso non c’è più.
Non sempre, tuttavia, è possibile presentarsi di persona. Oppure non è possibile farlo nell’immediato, quando si vuole comunque far arrivare la propria partecipazione. Come regolarsi, allora?
La telefonata è la soluzione migliore, soprattutto se rivolta a persone con le quali si è in buona relazione. Anche se non c’è la presenza fisica, infatti, attraverso la voce si può comunicare una vicinanza che non è semplice convenzione.
E le partecipazioni per scritto? Anche qui vale la regola della spontaneità. E allora un biglietto scritto a mano è più efficace di una email o, peggio, di un sms inviato col telefonino.
Ogni regola ha le sue eccezioni, peraltro. Chi sa di avere una grafia illeggibile farà bene a limitarsi alla firma o alla frase conclusiva, e stampare il resto. Altrimenti le sue parole rischieranno di non essere capite.
Che cosa scrivere? Qui buon senso e spontaneità devono fare da filo conduttore. Sono per esempio da evitare le iperboli di ogni genere, gli eccessi che cadono nel ridicolo. Ogni persona ha le sue luci e le sue ombre, nemmeno i Santi sono perfetti: quindi non bisogna esagerare.
Ha invece senso parlare di una assenza condivisa. Comunicare cioè che la persona che non c’è più manca molto anche a noi. Che dunque siamo con-dolenti, condividiamo il dolore.
Da evitare, invece, le frasi fatte: vogliono dire che non s’è fatto nemmeno il tentativo di dare parole originali alla propria partecipazione. E se le parole non arrivano, è meglio un gesto: un abbraccio, una stretta di mano, anche solo uno sguardo.
E che dire dei social network? Anche in questo caso ogni situazione è a sé, tuttavia leggere una sfilza di R. I. P. (requiescat in pacem, riposi in pace) o, peggio, una serie di mi piace non è adatto alla circostanza né è bello da leggere.