Nell'agenzia di onoranze funebri in un quartiere di Tokyo centinaia di bambole sono stipate fino al soffitto. Da Barbie a Hello Kitty , fino alle eroine più famose delle serie Disney . Con loro moltissimi pupazzi di peluche .
Tutti i giocattoli sono malridotti, all'apparenza destinati al cassonetto dell'immondizia. Ma ad attenderli è un altro destino: il saluto finale all'anima , prima che questa venga liberata nell'infinito .
La cerimonia è collegata a una delle più profonde credenze giapponesi , derivate dalla religione Shintoista : quella cioè che ogni cosa ha un'anima .
Nel negozio arriva un monaco. Alla presenza di alcuni dei proprietari dei giocattoli recita una preghiera e brucia dell'incenso: «Noi crediamo che un'anima viva dentro le bambole – spiega – Per questo motivo celebro una cerimonia per liberare i loro spiriti ed esprimere il nostro sentimenti di gratitudine». Affidare all'impresa di onoranze funebri la bambola affinché partecipi alla cerimonia costa 500 yen, circa 4 euro.
Assai più spettacolare è la cerimonia che si svolge una volta l'anno nel santuario Shinmeisha di Tokorozawa, a circa un'ora di automobile dal centro della capitale. Ogni prima domenica di giugno ospita la Ningyo Kuyosai , cioè la celebrazione in memoria delle bambole. E' come dire loro arigato (grazie) per I tanti anni di gioco, nello stesso momento in cui si dice sayonara (addio).
Le bambole vengono raccolte durante tutto l'arco dell'anno, e in media quando si svolge la cerimonia ce ne sono 3000.
Al centro del cortile del santuario viene preparata una pira con travi di legno: si di essa vengono disposte bambole e peluche. Una grande scritta recita Molte grazie alle vostre bambole .
C'è anche una sorta di contatore improvvisato, al quale si possono affidare quante bambole si desiderano. Si riceve in cambio un foglietto di carta sul quale c'è scritto il nome della bambola: in questo modo l'anima del giocattolo si trasferisce alla carta, che potrà essere bruciata con lo stesso significato cerimoniale.
In effetti solo una parte delle bambole tradizionali giapponesi viene bruciate. Non sarebbe pratico né ammesso dale leggi in materia di ambiente dare alle fiamme oggetti fatti in prevalenza di plastica: per questa ragione gran parte dei giocattoli è affidato alla discarica cittadina di Tokorozawa. Ma non importa, perché la loro anima è già stata trasferita.
La cerimonia inizia con la danza di due miko-san , ragazze al servizio del tempio, al ritmo di un'antica melodia.
Poi il sommo sacerdote del tempio benedice le bambole e le ringrazia, mentre tranquillizza le loro anime. Infine, tra canti e rulli di tamburo, con una torcia dà fuoco alla pira.
Le fiamme presto avvolgono la catasta di bambole, e una a una le piccolo figure scompaiono. «Noi restituiamo le loro anime al paradiso», afferma il sacerdote.
Come si concilia una pratica così particolare con la modernità che caratterizza la società giapponese? Una spiegazione potrebbe essere nella teoria del de-cluttering (liberarsi del superfluo), teorizzata anche dall'autrice giapponese Marie Kondo , secondo la quale nelle case occorrerebbe avere solo oggetti che trasmettano gioia.