La bufala della morte del quarto Beatle
Paul McCartney morì nel 1966 in un incidente stradale, e fu sostituito con un sosia per non intaccare la fama dei Beatles, più famoso quartetto musicale dell’epoca. E’ una bufala , una leggenda metropolitana che pure, ancora oggi a cinquant’anni di distanza, continua ad avere un gran seguito tra chi si interessa a complotti e dietrologie assortite.
Una bufala, è bene premetterlo, priva di ogni fondamento. Lo stesso Beatle, con un humor tipicamente britannico, così commentò: “Sono vivo e sto bene, e non mi interessa delle voci sulla mia morte. Ma se fossi morto, sarei stato l’ultimo a saperlo”.
Come nacque questa curiosa teoria? La leggenda metropolitana iniziò a circolare nel 1969: sosteneva che il celebre sarebbe morto in un incidente stradale.
A decidere per mantenere segreta la notizia sarebbero stati Brian Epstein , manager del gruppo, e il cantante John Lennon. Poi si misero alla ricerca di un sosia e, dopo settimane di ricerche, lo trovarono in William Stuart Campbell, un attore che accettò di sottoporsi ad alcune operazioni di chirurgia plastica per rendere ancora più verosimile la somiglianza.
Chi sostiene la teoria del sosia afferma che, negli anni a seguire, i Beatle disseminarono di indizi i loro brani: sia i testi delle canzoni sia le copertine dei dischi. L’elenco è veramente molto lungo. A titolo di esempio citeremo solo tre tra i casi più noti.
La copertina del disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) propone molte tracce. Tra le più note la mano sopra la testa di Paul (simbolo di morte presso alcune culture orientali). Se poi con uno specchio si legge a metà per orizzontale la scritta LONELY HEARTS sulla grancassa, si legge HE DIE (lui muore).
Anche la copertina dell’album Abbey Road (1969) offre agganci dietrologici. I quattro Beatles sono in fila come in un funerale: John per primo in bianco (sacerdote? Angelo?), poi Ringo (il portatore della bara?), quindi Paul a piedi scalzi e fuori passo rispetto agli altri, infine George (il necroforo in abiti da lavoro, che dovrà scavare la fossa?).
Infine Let it be, uscito nel 1970, ultimo disco pubblicato dai Beatles. Sulla copertina Paul è l’unico a guardare in una direzione differente rispetto a quella degli altri tre, e anche l’unico ad avere uno sfondo rosso (sangue?).
A corredo di questo breve excursus, è importante anche segnalare la smentita ufficiale da parte dei Beatles, che nell’ottobre 1969 definirono l’intera vicenda un cumulo di stupidaggini e conclusero: Paul è ancora tra noi .La bufala della morte del quarto Beatle
Paul McCartney morì nel 1966 in un incidente stradale, e fu sostituito con un sosia per non intaccare la fama dei Beatles, più famoso quartetto musicale dell’epoca. E’ una bufala , una leggenda metropolitana che pure, ancora oggi a cinquant’anni di distanza, continua ad avere un gran seguito tra chi si interessa a complotti e dietrologie assortite.
Una bufala, è bene premetterlo, priva di ogni fondamento. Lo stesso Beatle, con un humor tipicamente britannico, così commentò: “Sono vivo e sto bene, e non mi interessa delle voci sulla mia morte. Ma se fossi morto, sarei stato l’ultimo a saperlo”.
Come nacque questa curiosa teoria? La leggenda metropolitana iniziò a circolare nel 1969: sosteneva che il celebre sarebbe morto in un incidente stradale.
A decidere per mantenere segreta la notizia sarebbero stati Brian Epstein , manager del gruppo, e il cantante John Lennon. Poi si misero alla ricerca di un sosia e, dopo settimane di ricerche, lo trovarono in William Stuart Campbell, un attore che accettò di sottoporsi ad alcune operazioni di chirurgia plastica per rendere ancora più verosimile la somiglianza.